ArchiTalkIng marzo: intervista Aires Ingegneria

News

Lieta di aver ricevuto l’invito da parte di Fondazione Inarcassa, Aires Ingegneria in questa intervista dell’edizione di Marzo, offre la propria testimonianza sui vari temi legati al mondo dell’ingegneria e della professione, confermando tra l’altor come la sinergia e il lavoro di gruppo siano stati alla base di inaspettati traguardi.

L'intervista

Aires Ingegneria srl è una Società di Ingegneria specializzata nello sviluppo di progetti e consulenze nel campo dell’Ingegneria Strutturale e Sismica e nella Valutazione di Vulnerabilità di edifici esistenti. Fondata nel 2008 originariamente come associazione professionale, è guidata dagli ingegneri Pasquale Crisci, Gennaro Di Lauro e Gianfranco Laezza. Ad oggi svolge le sue attività anche a livello Internazionale. Nonostante siate dei giovani professionisti, avete già una lunga esperienza alle spalle: vuole raccontarci il vostro percorso?

PASQUALE CRISCI
Per crescere professionalmente e mirare a determinati obiettivi è importante il confronto quotidiano e il lavoro di gruppo grazie al quale le idee nascono e si sviluppano in modo esponenziale: “un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l’impossibile”.

Su questo principio è nata Aires Ingegneria nel 2008 come studio associato di tre “artigiani delle ingegneria” per poi diventare nel 2016 una società di ingegneria grazie alla sinergia con altri giovani colleghi che negli anni hanno creduto in noi e con i quali abbiamo raggiunto inaspettati traguardi.

È stato strategico e, oggi possiamo dire anche lungimirante, investire sulla nostra formazione universitaria, che è anche la nostra passione: l’Ingegneria Sismica e Strutturale.

Ci siamo in particolare focalizzati sulla conoscenza strutturale degli edifici esistenti e sulla applicazione delle tecnologie soprattutto innovative per gli interventi di consolidamento finalizzati all’adeguamento e al miglioramento sismico.

Consapevoli che l’ingegnere libero professionista deve anche essere un po’ ricercatore, in quanto deve sapere come applicare sul campo i risultati della ricerca scientifica, abbiamo frequenti rapporti di collaborazione con il modo accademico e in particolare con i Dipartimenti di Ingegneria della Università “Federico II” di Napoli, delle Università della Campania Luigi Vanvitelli e degli studi di Roma “Tor Vergata”. In definitiva il nostro percorso può tradursi (si basa su 4 pilastri) in: credere nel gruppo, specializzazione, aggiornamento continuo, dedizione e perseveranza.

A ciò vi è da aggiungere anche una piccola dose di sana follia, che ci ha spinti a partecipare a gare internazionali finanziate dalla World Bank nel settore della Vulnerabilità sismica che ci hanno consentito di acquisire incarichi in Asia in zone altamente sismiche quali il Buthan, le Filippine, il Kirgyzstan. In Buthan e nella Filippine abbiamo formato gli ingegneri locali nei progetti di interventi sugli edifici finalizzati a ridurne i danni in occasione di eventi sismici, a conferma che il nostro Paese è assolutamente all’avanguardia nel campo dell’ingegneria sismica e che, nel tempo, abbiamo maturato esperienze, capacità e competenze sul fronte del recupero del patrimonio edificato che nessun’altra Nazione possiede."

L’Aires Ingegneria ha una particolare esperienza nel settore delle Opere Pubbliche con particolare attenzione allo svolgimento di servizi di Ingegneria Strutturale e Sismica. Quali sono secondo lei le caratteristiche strutturale che dovrebbero avere le opere pubbliche?

GIANFRANCO LAEZZA
Per quella che è la nostra esperienza nel campo delle opere pubbliche, riteniamo che oggi sia fondamentale focalizzare la progettazione sulla realizzazione di strutture resilienti e che siano quindi anche sostenibili economicamente e socialmente. In che modo possiamo centrare quest’obiettivo?

Ad esempio... con la progettazione di strutture dotate di tecnologie di protezione sismica “non tradizionali” tra cui in particolar modo l’isolamento sismico degli edifici alla base.
In altri paesi ad alto rischio sismico come la Cina o la più vicina Turchia, è già obbligatorio progettare edifici pubblici (scuole ed ospedali per esempio) con sistemi di isolamento sismico.

L’Italia su questo fronte purtroppo è ancora indietro, nonostante l’industria italiana di materiali innovativi, sistemi e tecnologie per il miglioramento e l’adeguamento sismico abbia pochi rivali e sia molto sviluppata.
Non possiamo più aspettare che sia l’ennesimo evento tragico a farci comprendere la necessità di rendere obbligatorio l’utilizzo di questa tecnologia, laddove possibile; che oggi è facoltativa e scarsamente utilizzata.

Investire nell’isolamento sismico degli edifici pubblici è STRATEGICO perché non solo protegge le persone durante un terremoto, ma contribuisce anche a garantire la continuità dei servizi critici e a ridurre se non eliminare i costi di ripristino post-disastro. Oltretutto è documentato che questa tecnologia comporta un incremento dei costi trascurabile, si parla di pochi punti percentuali rispetto al costo dell’intera struttura.

Da tempo stiamo introducendo, in accordo con i Committenti ove possibile, queste nuove tecnologie di isolamento sismico e di dissipazione energetica in grado di garantire un futuro più sicuro e resiliente per tutti.

Avete partecipato al Progetto Banca Mondiale per l’incremento della resilienza nei confronti del rischio sismico in Bhutan che si pone l’obiettivo sia di migliorare la conoscenza del rischio sismico nel Paese che di migliorare la conoscenza in termini di misure strutturali di mitigazione e prevenzione. Rispetto alla vostra esperienza, qual è la percezione del rischio sismico in Italia? La fondazione Inarcassa promuove la Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica, quest’anno alla settima edizione: ritiene che negli ultimi anni sia aumentata l’attenzione delle istituzioni rispetto al rischio sismico?

GENNARO DI LAURO
Sicuramente in Italia negli ultimi anni la sensibilità delle istituzioni e dell’opinione pubblica nei confronti del rischio sismico è aumentata in modo apprezzabile, anche grazie all’operato di Fondazione Inarcassa e di altri organismi attivi nel settore. In passato l’attenzione degli organi di stampa, ma anche delle stesse istituzioni, si riduceva a pochi mesi dopo gli eventi sismici. Passati quei giorni poi tutto ritornava come prima mentre bisognava aspettare anni per la ricostruzione post-terremoto. L’Italia, a differenza degli altri paesi più industrializzati che hanno un territorio a forte sismicità, ha sempre avuto questo atteggiamento che fortunatamente negli ultimi anni sta cambiando, in positivo ovviamente.

Infatti, dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 e dell’Emilia-Romagna nel 2012 (il primo che ha colpito pesantemente le attività produttive) qualcosa è cambiato e finalmente tutti hanno cominciato a dare il giusto peso a questi eventi estremi che meritano maggiore attenzione non solo per l’importantissimo tema della salvaguardia della vita umana ma anche per i problemi economici legati ai costi per la ricostruzione che in termini assoluti sono sempre di gran lunga superiori a quelli della prevenzione.

Una prevenzione che va fatta necessariamente in “tempi di pace” e che negli ultimi anni si può giovare anche dello sviluppo di tecnologie innovative come l’isolamento simico alla base o l’impiego di dispositivi di dissipazione energetica, che possono essere utilizzate sia per nuove costruzioni sia per l’adeguamento e/o miglioramento sismico di edifici esistenti.

Per quella che è la nostra esperienza sviluppata sul campo, spesso esse non sono nemmeno più costose rispetto alle tecnologie tradizionali anzi nella quasi totalità dei casi sono anche meno invasive, reversibili, compatibili con l’ambiente, e consentono una riduzione del danneggiamento e quindi dei costi di ricostruzione a seguito di eventi sismici di una certa importanza.

Aires Ingegneria, in qualità di membro della Segreteria Tecnica, ha preso parte ai lavori di realizzazione del Grande Progetto Pompei. Quali sono stati gli aspetti più sfidanti di questo progetto?

PASQUALE CRISCI
Gli interventi in ambito archeologico presentano aspetti particolari che spesso li distinguono dagli interventi sul patrimonio storico-architettonico. Preliminarmente si rileva che in generale i livelli di esposizione che comportano rischio per le persone sono assai più ridotti. Le scelte generali del progetto, pertanto, sono improntate alla giusta soluzione di compromesso tra la esigenza di conservazione del bene, attraverso interventi rispettosi e reversibili, e quella di una adeguata sicurezza strutturale del manufatto, soggetto alle sollecitazioni agenti ed al degrado dovuto al naturale ciclo di vita del manufatto stesso. La progettazione degli interventi ha previsto e richiesto un’attenta fase di analisi e conoscenza che ha consentito di orientare correttamente le decisioni con l’obiettivo duplice di mettere in sicurezza, assicurandone la conservazione, porzioni di strutture in pericolo o di elevato valore archeologico.

E’ stato molto affascinante studiare e conoscere le tecniche costruttive romane e vedere gli interventi di consolidamento strutturale che si stavano realizzando al momento dell’eruzione del 79 d.c., a seguito di un terremoto del 62 d.c. che causò a Pompei numerosi crolli e danni tanto che al momento dell’eruzione del 79, numerosi edifici erano ancora disabitati ed in fase di ristrutturazione oppure presentavano segni di recenti ammodernamenti.
E poi vedere l’evoluzione degli interventi di consolidamento che si sono succeduti nei secoli a partire dai primi scavi archeologici di Pompei: è stato come sfogliare un manuale del consolidamento.
La sfida principale per il nostro gruppo di lavoro è stata quella di conciliare i nuovi interventi nel rispetto di quelli già realizzati e dell’importanza storica del sito, ricorrendo a tecniche di intervento tradizionali ma con materiali innovativi e più performanti che potessero garantire anche una maggiore durata negli anni.

Non è da dimenticare che gli elevati murari, le colonne, gli impalcati del Parco archeologico di Pompei, sono nella quasi totalità esposti alle intemperie e spesso privi di protezioni quali possono essere per esempio gli intonaci.

La dimensione internazionale in termini di crescita professionale è oggi un obiettivo molto ambito, soprattutto per gli studi professionali italiani che, è noto, sono di piccole dimensioni. Quale consiglio darebbe ad un giovane professionista che oggi volesse cimentarsi in questa sfida?

GIANFRANCO LAEZZA
“Esportare” Ingegneria Italiana, è un’avventura straordinaria e la nostra, pur essendo una società di piccole dimensioni, ha avuto l’opportunità di varcare le frontiere nazionali.
I consigli che ci sentiamo di dare, sulla base della nostra esperienza, ai giovani professionisti che volessero approcciare il mercato estero, sono due. Il primo più che un consiglio è una constatazione, per niente banale, di cui tenere conto. L’ingegneria italiana è altamente apprezzata all’estero, per ragioni che vanno anche oltre le competenze tecniche, che pure sono alla base di tutto.

Quello che piace ai nostri Committenti esteri è la nostra tradizione nel campo sismico che è un’eccellenza mondiale, ma anche la passione per l’innovazione, la capacità dei liberi professionisti Italiani di trovare soluzioni creative ai problemi complessi.

Il nostro impegno per la qualità e la precisione in ogni progetto che affrontiamo…È questo che fa la differenza.

Partendo da questo dato di fatto, che rappresenta indubbiamente un grande vantaggio competitivo di cui dispongono i professionisti italiani, c’è il secondo aspetto.
All’estero ci si cimenta con numeri enormi, società da migliaia di dipendenti in grado di affrontare ogni tipo problema al proprio interno.
Ecco allora la vera sfida…per competere all’estero ci vuole una buona dose di organizzazione e studio, la volontà di fare gruppo, la capacità di creare relazione internazionali.
Tutto questo può sembrare difficile all’inizio, ma possiamo testimoniarvi che alla fine non è così, non a caso il mantra che ci ripetiamo all’interno di Aires, quando affrontiamo nuove sfide, è “Tutte le cose sono difficili prima di diventare facili”.

Per questo ai giovani che vogliono tentare la sfida di una crescita professionale all’estero, consiglio di essere coraggiosi e un po’ visionari e di approcciare i mercati esteri in forma quanto più strutturata possibile, magari facendosi guidare da chi ha già avuto esperienze analoghe e può affiancarli in una fase iniziale."

Cosa pensa della recente liberalizzazione, nel settore dei LL.PP. dell’appalto integrato? Qual è la sua posizione rispetto all’equo compenso? (Uno dei temi centrali sui quali da anni si batte la Fondazione Inarcassa)

GENNARO DI LAURO
L’equo compenso per i servizi di ingegneria e architettura è un argomento di grande rilevanza e dibattito.

Ricordo che prima dell’applicazione della Legge sull’equo compenso in tanti bandi di gara della P.A. mancava il calcolo dell’onorario sulla base del c.d. decreto “parametri”, erano frequentissimi i casi di riduzioni arbitrarie di onorari, mancata valorizzazione economica di prestazioni comunque richieste per la compiuta esecuzione del servizio; arbitraria riduzione degli importi delle spese forfettarie e degli oneri accessori, richieste da parte delle S.A. di prestazioni extracontrattuali non preventivate. Tutte prestazioni che oltre a non essere remunerate comportavano anche la beffa di ingiustificati aggravi di responsabilità per i professionisti.
Era quindi necessario ed urgente riequilibrare un rapporto completamente squilibrato a favore della P.A. che ricordiamo era giunta in un caso limite a bandire (Comune di Catanzaro per la redazione del Piano strutturale) un SIA prevedendo un compenso di solo 1 Euro.

Anche oggi occorre, inoltre, aggiornare il “decreto parametri” rispetto ad una serie di prestazioni professionali che al momento non sono contemplate alcune di esse anche obbligatorie per progetti PNRR come ad esempio le relazione DNSH e CAM. Ormai sono diversi anni che si cerca di trovare soluzioni condivise tra i vari soggetti coinvolti; purtroppo attualmente l’assenza di chiare indicazioni normative e di orientamenti giurisprudenziali consolidati sta influenzando la sua applicazione nei servizi di progettazione.

C’è da dire che l’equo compenso garantendo un’adeguata remunerazione per i servizi professionali assicura la trasparenza, l’efficienza, la qualità delle prestazioni e la sicurezza dei progetti, migliorando così la funzionalità delle infrastrutture e più in generale dei servizi forniti alla comunità.

Tuttavia, se da un lato l’equo compenso sancisce questo principio cruciale per garantire qualità, affidabilità e sicurezza delle prestazioni, dall’altro secondo alcune associazioni di categoria potrebbe introdurre limitazioni alla concorrenza e al libero mercato. Purtroppo, l’incertezza legislativa che si sta delineando rischia di generare nel settore pubblico contenziosi, rallentamenti nella realizzazione delle opere e aumento dei costi.
Quindi noi riteniamo che sia necessario che nel settore dei servizi professionali si rispetti lo spirito della legge che poi è quello di assicurare, nell’interesse della collettività, la qualità dei servizi professionali nel processo costruttivo di un’opera.

Fondazione Inarcassa: ArchiTalkIng Marzo. Aires Ingegneria

Segui l'intervista integrale su Youtube: ArchiTalkIng di Marzo. Intervista a Aires Ingegneria

La tua Privacy
Facendo clic su "Accetta i cookie", accetti che questo sito possa memorizzare cookie sul tuo dispositivo per raccogliere dati statistici anonimi in conformità con la nostra Informativa Cookie.